Ieri (cenni biografici tratti da Micromega 3/2001)
"Nipote del piduista Antonio D'Alì
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Ex amministratore della Banca Sicula, quella di cui era presidente del collegio sindacale Giuseppe Provenzano, presidente della Regione e, guarda caso, ex commercialista dell'omonima famiglia Provenzano (quella del vecchio boss di Cosa Nostra), a lungo indagata per riciclaggio dal commissario di polizia Calogero Germanà.
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La sua famiglia è celebre, a Trapani, per aver dato per anni lavoro e stipendio a vari rampolli delle famiglie mafiose dei Minore e dei Messina Denaro.
Francesco Messina Denaro, storico boss di Trapani, è stato per decenni il "fattore" dei D'Alì. Poi cedette il testimone - di capomafia e di fattore - al figlio Matteo, che oggi, a 39 anni, è di nuovo il numero uno di Cosa Nostra, latitante, condannato per le stragi del 1992-93.
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Alla commissione parlamentare antimafia sono conservati i documenti che testimoniano il pagamento di 4 milioni nel 1991 dai D'Alì all'Inps come indennità di disoccupazione di Matteo Messina Denaro, di professione "agricoltore".
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Nelle carte dei giudici, poi, le prove di una strana compravendita: quella di una vasta tenuta in contrada Zangara, passata dai D'Alì ai Messina Denaro, i quali, però, non avrebbero sborsato una lira.
Un gentile omaggio o un'estorsione? E nel secondo caso, perché nessuno l'ha mai denunciata?
Oggi, comunque, i terreni sono sotto sequestro: il vero proprietario era Salvatore Riina, che usava Messina Denaro come testa di legno per nascondere i suoi beni."
Oggi Senatore di Forza Italia eletto a Trapani
Sottosegretario all'Interno
Ha dichiarato: ''Le motivazioni che adduce Tano Grasso nella lettera di dimissioni ( http://www.arengario.net/stam/stam185.html#11 ) non corrispondono a verità. E poi, Grasso, anche se tardivamente, ha avuto solo un sussulto di dignità, cosa che altri 'boiardi di Stato', ad esempio, Zaccaria (presidente della Rai, ndr), non hanno ancora avuto''. http://www.arengario.net/stam/stam186.html
31 ottobre 2001